La Contrada di San Benedetto deve la propria impresa alla divisa di Ercole I, secondo duca di Ferrara (1471-1505), raffigurante l’anello con diamante. Il diamante simboleggia la perfezione, la purezza, l’inviolabilità, la luce e la vita ed assumendo questa impresa, Ercole volle celebrare la potenza raggiunta dagli Estensi attraverso la politica matrimoniale da lui stesso promossa.
Lo stemma raffigura un anello episcopale sormontato da un diamante avvinghiato da due foglie ad un garofano rosso, che sostituì l’originale margherita di Niccolò. Matteo Maria Boiardo testimonia, nelle proprie opere, la preferenza del principe Ercole per la divisa dell’anello con il diamante: nel De Laudibus Estensium Carmina canta le gesta del giovane Ercole e delle sue truppe che esibivano la suddetta divisa durante la battaglia sul fiume Sarno del 1460; nei Pastoralia del 1463 descrive il pastore Menalca mentre dona all’amico Licanor delle tazze di legno di faggio decorate con la divisa erculea dell’anello con il diamante ornata da un fiore di narciso involto al diamante.
Il narciso della divisa erculea dei Pastoralia è stato identificato erroneamente, da distratti commentatori, con un garofano, probabilmente a causa del colore rosso acceso di alcune raffigurazioni contenute in un codice miniato modenese dell’opera di Boiardo.
Diventato duca, Ercole I, pur rimanendo un estimatore del fiore rosso, sceglie per la propria divisa ufficiale la margherita pratolina come i suoi predecessori, essendo il suddetto fiore un simbolo Estense già dai tempi del marchese Niccolò III e quindi un aggancio con il glorioso passato. Nell’araldica erculea il narciso è finito nel dimenticatoio e il garofano sembra essere una libera interpretazione dei commentatori del codice miniato modenese.
A testimonianza di ciò riportiamo lo scritto di Giovanni Sabadino degli Arienti, bolognese di origine ed intellettuale di punta della corte di Ferrara. E’ infatti proprio l’umanista stesso a riportare la seguente testimonianza letteraria:
“Il quale (il duca Ercole) senza dubio vederai in triumpho andare al cielo ad tanta gloriosa vita con lo vexillo avanti, insignito dela sua adamantina insignia del vago fiore de margarita de tri colori, rosso bianco e verde, con le foglie atortigliate al diamante. Che significarà in questo triumpho in lui essere stata per excellentia sancta, speranza, fede et charytate, virtute theologiche existente nel mezo de uno adamante in punta. Che così come lo adamante è petra dura e forte, così queste virtute theologiche in questo tuo religiosissimo principe sono insieme unite, constante e forte et infrangibile. Cioè essendo affigurato in fiore de margarita, gema preciosa de colore verde bianco e rosso, significa el verde colore speranza, la quale come fondamento sta sempre verde. Perché bene è in tutto colui misero in chi non resta de speranza sentilla. Et il colore bianco significa la fede, perché la fede vole essere candida, pura e de ogni macula monda. Et il rosso colore significa la charytate, dele virtute ardente regina che infra lei et la speranza iace la fede, secondo la ostensione del margarito, fiore deli tri morali colori, conveniente divisia de questo tuo religiosissimo principe” (De Triumphis religionis ad illustrissimum principem Herculem Estensem Ferrariae ducem compatrem suum colendissimum Ioannes Sabadinus Argentus bononiensis salutem, c. 81r-81v).